Tra le tematiche affrontate nel corso delle audizioni sul Ddl concorrenza di venerdì non ci sono state solo le posizioni delle sigle di categoria sull’eventuale ingresso dei capitali, ma sono state toccate anche le criticità del contratto dei dipendenti, che ha sollevato l’interesse (e le domande) di qualche parlamentare. A proporre la problematica Davide Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, che ha rilevato come il contratto che si riferisce al personale che lavora in farmacia, «non prevede una qualifica sanitaria per i farmacisti» e ha una retribuzione «tra le più basse» nel settore sanitario «con una stima oraria di 7,20 euro nette l’ora». Posizione ribadita anche dal Movimento nazionale liberi farmacisti, mentre da Annarosa Racca, presidente di Federfarma, che ha ricordato le cifre del settore, «50mila farmacisti assunti e 35mila non farmacisti», è stato sottolineato come «il contratto per il personale delle farmacie prevede una retribuzione più alta di quello del commercio» applicato per esempio «nei corner della Gdo». Il tema ha ricevuto l’interesse dei parlamentari presenti, che hanno posto alcune domande, e per fare un punto siamo andati a sentire anche Francesco Imperadrice, presidente del Sinasfa, il sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, che ha ricordato che «il contratto è scaduto ormai da due anni e mezzo, con tutto quello che ne consegue in termini di perdita economica e di potere d’acquisto».
Detto questo, tra le «criticità che vanno sottolineate sono una mancanza di progressione di carriera e una retribuzione che complessivamente rimane bassa. Basta pensare che dopo due anni dall’assunzione (si entra con una paga base di 1349,19 euro al mese lordi) viene riconosciuta una indennità speciale quadro di 100 euro lordi al mese e dopo altri dieci anni questa passa a 130 euro, con un aumento di 30 euro al mese. Per il resto la busta paga base vede soltanto gli scatti di anzianità, che tutti i dipendenti hanno, quantificabili in circa 25 euro ogni due anni. In sostanza, come si entra si esce, mentre l’anzianità, l’esperienza, o anche le specializzazioni non vengono di fatto riconosciute». In generale, sulle contrattazioni, «abbiamo verificato che nel contratto del 2005 la paga base di primo livello era 1067,19 euro: questo significa che in dieci anni è aumentata di 257 euro, con dubbi sull’allineamento al costo della vita». Mentre, per quanto riguarda la progressione di carriera, «unica possibilità è diventare direttore, ma è difficile, dato che si tratta spesso di aziende a carattere famigliare». Ma tra le problematiche c’è anche «un allarme che abbiamo lanciato qualche tempo fa relativo all’assenza per patologie gravi, come possono essere quelle oncologiche: da un’indagine che abbiamo fatto sui contratti nazionali per categorie, abbiamo rilevato che ogni contratto affronta la tematica in maniera diversa e può presentare un diverso grado di  approfondimento e di arricchimento dell’impostazione e della tutela. Ma la situazione di 120 giorni di aspettativa non retribuita», con la conseguenza che «i dipendenti rischiano di avere la tagliola di un eventuale licenziamento dopo 300 giorni di assenza dal lavoro».

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